Un viaggio, come lo definisce lo stesso autore, tra i ricordi di un bambino che diventa adulto e sceglie la professione di architetto in un piccolo paese siciliano, Gibellina, che, distrutto da un terribile terremoto, rinasce come città d’arte, ma porta in sé non poche contraddizioni e problemi irrisolti.
Un’analisi appassionata di un uomo, architetto e sindaco, che svela tutto l’amore per la propria città, senza risparmiare critiche e senza esimersi da autocritiche, con l’intento di continuare una ricostruzione rimasta incompleta non solo nelle strutture urbane ma anche nelle coscienze degli abitanti.
Un viaggio, per l’appunto, che parte dall’angosciante attualità, con una cronaca degli eventi legati alla pandemia, e ci riconduce nel lontano 1968, in un continuo parallelismo tra passato e presente che anima un profondo ottimismo volto a superare la tragedia, quella di oggi come quella di ieri, traendone insegnamenti per progettare consapevolmente il futuro.