Paolo Icaro

Paolo Icaro. Unending Incipit

Pinacoteca Comunale, Città di Castello
9 dicembre 2017 - 28 gennaio 2018
a cura di Davide Ferri e Saverio Verini

La personale di Paolo Icaro si snoda negli storici spazi di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, interessando le sale, il loggiato e il giardino all’italiana della prestigiosa sede della Pinacoteca, dove verrà collocata una grande installazione appositamente realizzata.

La mostra è l’occasione per riflettere sul lavoro di Paolo Icaro (Torino, 1936), il cui linguaggio, formatosi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta tra Italia e Stati Uniti (dove Icaro ha vissuto per più di un decennio) nel solco dell’esperienza delle neoavanguardie americane, rappresenta un importante contributo al rinnovamento della scultura contemporanea. Il lavoro di Icaro ha attraversato movimenti e stagioni cruciali per l’arte italiana e internazionale, a partire dall’Arte povera – alle cui prime mostre prese parte, senza tuttavia mai aderirvi completamente. In seguito l’artista ha costruito un’identità autonoma e originale, che lo ha posto al centro dell’attenzione della critica fin dagli anni Sessanta e che oggi lo rende uno dei più importanti autori italiani attivi sulla scena internazionale.

Unending Incipit si dispiega a partire da alcuni aspetti emblematici della poetica di Icaro: l’idea che la scultura faccia/costruisca lo spazio anziché occuparlo e, insieme, reinventi il tempo, l’idea cioè che essa, accettando il divenire della materia come propria condizione, sia il luogo in cui il passato si rinnova in un presente continuo, senza fine; la dimensione autobiografica e vagamente narrativa a cui alludono alcuni lavori; la parola scritta come elemento ricorrente in molte opere di Icaro – intesa come gesto scultoreo, traccia di una manualità minima in grado di espandere il corpo della scultura al di fuori della sua materialità –; la tensione verso l’alto insieme al desiderio di una propagazione oltre i limiti fisici dell’opera, come se nell’oggetto potessero incontrarsi la misura di un limite umano e l’infinito.

Sono queste le suggestioni che nutrono la scelta dei lavori in mostra e il percorso espositivo, concepito – attraverso una cadenza che prevede un’opera per ogni sala – come un dialogo e uno scambio energetico tra momenti diversi del percorso di Paolo Icaro, tra i differenti materiali utilizzati dall’artista (gesso, legno, vetro, acciaio, ecc.), e tra “dentro” e “fuori”, interno ed esterno.
Così alle sculture e alle opere collocate negli spazi interni della Pinacoteca fa eco il lavoro site specific posto nel giardino della Pinacoteca, C’era una volta, l’incipit di ogni favola che l’artista ha idealmente scritto su una serie di grandi tavole di legno, appartenenti a due tronchi di quercia, installate in verticale, come pagine di un unico libro disseminate nello spazio.

La mostra è accompagnata da un pregiato catalogo in tiratura limitata edito da Magonza, con i contributi critici di Davide Ferri, Saverio Verini, e un ricco apparato iconografico dei lavori esposti, fotografati in situ da Michele Sereni.

Mostra promossa da Regione Umbria, Comune di Città di Castello, Associazione Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, Magonza, Atlante. Con il contributo di Cartoedit, Giuntini, Conagit S.p.A., Petruzzi.

La sede espositiva
La Pinacoteca Comunale di Città di Castello trova spazio nel palazzo rinascimentale, edificato tra il 1521 e il 1532 e completato nel 1545, che fu dimora di Alessandro Vitelli e Angela de’ Rossi. È la principale collezione d’arte dell’Umbria assieme alla Galleria Nazionale di Perugia e al suo interno si trovano importanti esempi di pittura rinascimentale e manierista, tra cui alcuni tra i primissimi lavori di Raffaello e Signorelli. La facciata principale del palazzo che si apre sul giardino all’italiana è decorata dai meravigliosi graffiti realizzati da Cristoforo Gherardi e aiuti, su disegno di Giorgio Vasari. La Pinacoteca ha ospitato importanti eventi espositivi e il recupero dell’ala est del palazzo, avvenuta nel 2005, ha permesso un’apertura al contemporaneo attraverso esposizioni personali e collettive di artisti sia storicizzati sia appartenenti alle nuove generazioni. Tra le mostre si ricordano Prima di Burri e con Burri (2005), Josef Albers. Arte come esperienza: i metodi di insegnamento di un maestro del Bauhaus (2013), Segno Forma Gesto (2014), Carlo Zauli. I bianchi (2015), Governare il caso. L’opera nel suo farsi dagli anni sessanta ai nostri giorni (2015-16), e il primo appuntamento del Progetto Extramuros, dal titolo Violenti confini (2017).

Related projects