LA COLLEZIONE PRAT: RITRATTO DELLO SCRITTORE IN VESTE DI COLLEZIONISTA
«Le goût des beaux dessins est une des plus hautes élégances de l’esprit. Il ne lui procure pas seulement de rapides délices, il engage notre pensée dans des agréments faits pour elle où elle trouve tout son contentement.»
[«Apprezzare la bellezza dei disegni è una delle massime forme di eleganza dell’anima che non soltanto la nutre di fugaci attimi di piacere, ma avviluppa il pensiero in amenità che nel pensiero stesso risuonano e in cui esso trova tutto il suo appagamento.»]
Henri Focillon (1935)1
«La plus difficile de toutes les sciences en Europe, est de savoir qu’on ne sait rien: mais il en est une autre qui l’est encore plus; c’est douter de tout.»
[«La disciplina più difficile di tutte in Europa, è sapere di non sapere: ma ce n’è un’altra che lo è ancora di più; dubitare di tutto.»]
Ange Goudar (1764)2
Caso o necessità… All’inizio de La Settimana Santa3 Napoleone è sbarcato dall’Isola d’Elba; Luigi XVIII si prepara a un nuovo esilio, Gand… Il maresciallo Ney, che è andato incontro all’“orco”, giura «di riportarlo indietro in una gabbia di ferro». Ma si mormora, si teme, si conferma che l’ha tradito, che ha raggiunto le truppe avversarie e si è alleato all’Imperatore. Nulla è deciso, tutto vacilla. Il re passa in rivista alcune delle sue truppe sul Champ-de-Mars. Fra i moschettieri grigi e i moschettieri neri di Luigi XVIII un testimone, un amante di cavalli di razza, lo si dice artista, Géricault… l’eroe, anonimo in un gruppo di cavalieri, dello stupendo romanzo di Aragon. Louis-Antoine Prat ha comprato all’asta Bühler nel 1985 il disegno di Géricault Luigi XVIII passa in rivista le truppe al Champ-de-Mars (n. 68). Ma si tratta dell’acquisto del collezionista o è piuttosto il romanziere Louis-Antoine Prat che desiderava possedere questo foglio?
Ci sono tante tipologie di collezioni, così come di collezionisti. Ciascuna ha il suo colore, ciascuno ha le sue ambizioni, il suo credo, tutti si ritengono depositari della Verità. Questa infinita varietà che rappresenta in qualche modo lo charme del mondo del collezionismo non è meno ricca quando si tratta di collezionisti di disegni. Sarebbe vano, oltre che un po’ sterile, tentarne una qualsivoglia tipologizzazione, le eccezioni che confermerebbero eventuali regole sarebbero eccessivamente numerose. C’è il collezionista bulimico e quello che si concentra accontentandosi di cento disegni, e, lentamente, perfezionando la sua scelta. C’è lo specialista – il disegno olandese, i disegni di paesaggio, le sanguigne – e l’enciclopedico, l’universale. C’è quello che studia attentamente ogni disegno prima di prendere la sua decisione e quello che agisce d’impulso, per fascinazione. C’è quello che si circonda delle opinioni dello specialista e quello che si fida delle proprie conoscenze, del proprio occhio. C’è quello che incornicia ed espone i disegni sulle pareti della propria dimora e quello che li ripone nei cartoni. C’è quello che ama mostrare la propria collezione e apre generosamente le porte e quello che – sempre per modestia? – non mostra mai i propri disegni. C’è quello che concede in prestito le proprie opere ai musei e quello che, sistematicamente, si rifiuta. C’è quello che si riduce in miseria per acquistare un disegno cui teneva particolarmente, e che riconosce aver pagato eccessivamente, e quello che, sempre, fa un buon affare in barba a un mercante, un rivale. Ci sono quelli che “hanno” il loro marchio di collezione e quelli che non ne vedono l’utilità. Ci sono quelli che desiderano che la loro collezione vada ad arricchire i musei e quelli – conosciamo tutti le sentenze lapidarie dei Goncourt4 – che desiderano che la loro collezione sia dispersa alla loro morte affinché nuovi amatori possano godere dei loro stessi piaceri. Ci sono quelli che vendono per migliorare o perché il loro gusto si è evoluto e quelli che conservano tutto, compresi gli errori più imperdonabili, i peccati più inespiabili. Ci sono i giovani e i meno giovani, i gelosi e i gloriosi, gli idealisti e i pragmatici, quelli che comprano solo all’Hôtel Drouot e quelli che non comprano mai alle aste pubbliche, i vanitosi e i modesti, gli impazienti e i prudenti, quelli che amano le belle provenienze, i proprietari illustri che strinsero nelle loro mani i disegni sui quali, a loro volta, essi si chinano amorevolmente, e quelli che non cercano altro che i “grandi nomi”. Ci sono gli avventurosi e i padri di famiglia, i Don Chisciotte e i Sancho Panza (ma quante inversioni di rotta e quante collezioni da Sancho Panza sono state spazzate via, provvisoriamente forse, in nome dell’evoluzione del gusto!). Ci sono i collezionisti felici e i tormentati, gli inquieti, gli indecisi… Ripetiamolo, non esistono due collezionisti che si somiglino, ogni collezionista ha la propria personalità.
Per poter collezionare, lo sappiamo tutti, è necessario il consesso di un certo numero di condizioni. Le conosciamo e le abbiamo enumerate più volte: il tempo, il denaro, le conoscenze.
Il tempo permette di viaggiare. È indispensabile visitare i grandi fondi di disegni francesi e stranieri, i mercanti e le aste, le collezioni private rivali costituitesi nel passato o in corso di formazione. Il tempo permette di studiare e di immergersi nella letteratura specialistica, di conoscere a memoria le principali monografie, il Lugt5 o “Master Drawings”. La famosa “M” fa istantaneamente fremere; quali voglie suscitate dalla lettura del Parker e Mathey6!
Del ruolo e del potere dei soldi, la stampa parla abbondantemente e quotidianamente, e sebbene siano indispensabili, sfortunatamente sempre più indispensabili, in particolare nel mondo del disegno, tanto di moda oggigiorno, ne abbiamo sicuramente ingigantito l’importanza. Il denaro, per fortuna, non è sufficiente. E coloro che si nascondono dietro i soldi e l’irresistibile aumento dei prezzi per non collezionare ignorano i campi, numerosi ancora oggi, dimenticati dai collezionisti o ammettono inconsciamente che non ne hanno la stoffa.
Infine vi è la conoscenza. Benché non possa mai sostituire il gusto, la finezza del gusto, e non possa in nessun modo prenderne il posto, si acquisisce. È, ed è sempre stata, indispensabile. Le più grandi collezioni del passato, da Mariette a Chennevières, senza dimenticare i grandi inglesi, Reynolds, Lawrence, furono collezioni colte, create per il piacere e per la conoscenza, create per piacere e con grande conoscenza. Non ci stupiremo pertanto di una prima conclusione: dalla combinazione di queste tre componenti, dalla loro somma, nascono le migliori collezioni…
In quale categoria mettere Louis-Antoine Prat? Coloro che lo conoscono e conoscono la sua collezione sapranno scegliere correttamente. Si ricorderanno dei primi acquisti – il Vouet (n. 7) comprato nel 1974 – e della lunga e dolorosa ricerca di un Watteau (ma non un qualunque Watteau) comprato nel 1990 (n. 29). Conoscono il marchio, una “P” maiuscola inscritta in un cerchio, che ricorda più la “M” di Mariette che il Lugt 2072 (o 2073), questo marchio del marchese Philippe de Chennevières che Louis-Antoine Prat ha lungamente studiato, e del quale nel 2007 ha censito l’intera collezione, con l’aiuto di Laurence Lhinares. Si ricordano di un acquisto brillante in asta, da Prouté o da Jacques Petit-Hory (o di un secondo Baudelaire [n. 97] da Phillips). Sanno che Louis-Antoine Prat è un buon romanziere (leggeremo con particolare piacere Trois reflets d’Argentine [1986] o La Ciguë avec toi [1984]) ed è stato chargé de mission al Cabinet des Dessins (dovremmo scrivere il département des Arts graphiques, ma non ci abitueremo mai) del Louvre dal 1976 al 2016 e uno dei tre fondatori degli Amis du Musée d’Orsay. È, soprattutto, dal 27 giugno 2016, presidente della venerabile e potente Société des Amis du Louvre. Louis-Antoine Prat svolge un ruolo scientifico importante presso una coraggiosa casa editrice che sostiene la pubblicazione di tesi e lavori scientifici (Arthena) e ha scritto su Perrier e Delacroix, sul decoro dell’Opéra di Parigi, su Puvis de Chavannes e più recentemente su Ingres7 e anche su Chassériau (i suoi due volumi di inventario del fondo Chassériau del Louvre – più di duemiladuecento disegni – sono esemplari, così come il catalogo della mostra monografica8). Con chi scrive, ha intrapreso una missione gigantesca: redigere i cataloghi ragionati dei disegni di Poussin, Watteau, Fragonard, David e Ingres (otto volumi sono stati pubblicati: i corpus dei disegni di Poussin [due volumi], di Watteau [tre volumi] e di David [due volumi] sono comparsi rispettivamente nel 1994, 1996 e 2002). Ha firmato schede eccellenti in numerosi cataloghi di mostre di disegno (del Musée des Beaux-Arts et de la Dentelle d’Alençon, del Louvre, della collezione del suo amico Mathias entrata nel 1987 all’École nationale supérieure des Beaux-Arts o dei disegni romantici delle collezioni private parigine9). Ha già donato al Louvre un quadro di Mallet e dei disegni di Pietro della Vecchia, Delacroix, Brébiette, Michel Dorigny, Antoine Rivalz, François-André Vincent, Jean-Charles Delafosse, David, Gros, Prud’hon, Alexandre-Evariste Fragonard e, in ultimo, Wicar, Flaxman, Delaroche, Ingres e nuovamente Delacroix, al Musée d’Orsay numerosi disegni, Albert Besnard, Carpeaux, Baudry, Degas. Dal 2007, e vorrei insistere su questa nuova vocazione che gli è valsa una folla di spettatori fedeli e carichi di ammirazione, occupa la cattedra di storia del disegno all’École du Louvre; questa attività didattica si è riversata in tre importanti volumi che raccontano la storia del disegno francese nel corso dei suoi tre secoli preferiti.
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Tratto da Pierre Rosenberg “Da Pussin a Cezanne. Capolavori del disegno francese dalla collezione Prat” ©2017 Magonza, Arezzo – Tutti i diritti riservati.